“Ed un vecchio sacerdote disse: parlaci della religione. Ed egli disse: ho forse oggi parlato di qualcos’altro?
Non è forse religione ogni atto e ogni pensiero.
E ciò che non è né atto né pensiero non è forse altro che stupore e sorpresa che sgorgano sempre dall’anima, anche quando le mani spaccano la pietra o tendono il telaio?
Chi può separare la propria fede dalle proprie azioni o il proprio credo dal proprio lavoro?
Chi può distribuire le ore davanti a sé dicendo: Questa è per Dio e questa è per me: questa per la mia anima e questa per il mio corpo?…
La vostra vita quotidiana è il vostro tempio e la vostra religione, ogni volta che vi entrate portate con voi tutto voi stessi.”
Una delle letture di Gibran che ci ha accompagnati nella pratica. Quanto mi piace quella domanda come risposta alla domanda.
Quel sottile rimprovero iniziale svela una grande realtà; continuiamo sempre a separare: il basso dall’alto, il quotidiano dallo spirituale, Dio dal resto della vita.
Movimento e meditazione sono stati il nostro modo per ricordarci di seminare l’equilibrio, la presenza e la pace anche dentro le cose più semplici.
E sono stati per me il modo per ricordare a me stessa che il vero valore di ogni gesto, parola e pensiero non si trova in nessun libro, ma attraversa le ore, le relazioni.
Si muove dentro la cura.
Riposa in mezzo al cuore.