Le lezioni della settimana appena conclusa, in modo diverso nei vari gruppi, hanno avuto tutti come obiettivo quello di portarci in contatto con la dimensione dello spazio: ākāśa

Ogni volta la nostra consapevolezza è stata accompagnata ad osservare dinamiche nuove nel corpo e nel respiro così da destrutturare abitudini mentali e imparare via via a calarci in uno spazio di non-definizione.

Che cos’è lo spazio?

La filosofia indiana ci parla dello spazio come di quell’elemento che fa da sfondo a tutti gli altri, quell’elemento senza il quale nessun altro elemento –terra, acqua, fuoco e aria – può in realtà manifestarsi, quasi a volerci ricordare che senza spazio non sono permessi vita, movimento, amore, libertà.

Niente di noi può veramente fiorire se non abbiamo spazio a sufficienza, se non ci diamo o non diamo il giusto spazio; niente di nuovo può sorgere se non mi abituo ad abitare anche quegli spazi temporali vuoti, quei momenti incerti, quei periodi di transizione e di mancanza che tanto continuiamo a riempire di parole, azioni e pensieri.

Ākāśa, lo spazio, ma anche “il cielo” nella lingua sanscrita.

Lo stesso spazio-cielo che i testi antichi ci dicono essere anche dentro di noi: nel corpo, nel cuore, nella mente.

Ho camminato sotto questo cielo-spazio godendomi gli unici raggi di sole dopo la pioggia incessante di oggi.

Nessun evento, luogo, difficoltà, persona, potrà mai soffocare il mio cielo.