In queste due settimane tante emozioni mi hanno attraversata.
Ogni volta è come se il nuovo anno mi portasse insieme la bellezza dell’inizio e lo scompiglio delle cose irrisolte.
E ogni volta mi accorgo di come sia così importante per me ricentrarmi e nel corpo trovare quelle posizioni chiuse che mi aiutano a non perdermi, a risparmiare energie e pensieri se non per ascoltarmi davvero.
Nelle lezioni di questa settimana in modo diverso abbiamo incontrato questo processo di inversione a cui ci richiama l’inverno. Partire dal principio, dal semplice, attraverso una postura, attraverso il suono dell’origine o grazie a gesti puliti e precisi, ci aiuta a ripristinare la nostra sensibilità, a rimettere in discussione il modo di relazionarci con noi stessi e con il tutto, partendo da ciò che siamo oggi, senza finzioni né fantasie.
Nutrire la propria sensibilità che spesso si confonde tra le mille richieste del mondo, nutrire quella sensibilità più sottile e più preziosa che passa sotto i ragionamenti, sotto le eredità altrui.
Nutrire la nostra sensibilità e la nostra interiorità ci serve per vedere l’infinito.