Ancora per questa settimana abbiamo dedicato l’ultima parte della lezione ad una pratica di yoga nidra, il “sonno yogico”, una forma di riposo molto profondo che ci permette di rilasciare tensioni muscolari, mentali ed emozionali e di ricaricarci restando in quella soglia precisa tra la veglia e il sonno.

Come sempre in realtà dietro ad ogni pratica c’è un orizzonte più vasto, c’è sempre un fine che va molto più in là del semplice agire su corpo e mente.

Anche per lo yoga nidra è così.

E’ un dono che lo yoga ci fa non solo per aiutarci a sospendere il nostro affannarci e per uscire da quella logica in cui non è mai abbastanza quello che facciamo o in cui non siamo mai abbastanza, ma per poter sperimentare un abbandono più grande, per poter sperimentare l’abbandono al più grande.

Gli antichi testi affermano che è nel momento in cui impariamo a lasciarci andare che il Mistero si rivela a noi.

Così invece di sforzarci cercando continuamente di aggrapparci alle situazioni o alle persone, restando frustrati o scontenti quando le cose non vanno come vorremmo, possiamo semplicemente provare ad ammorbidirci, a metterci in ascolto, ad essere in armonia con ciò che c’è.

Che bello avere a disposizione una pratica che ci tiene rilassati e svegli, che ci esorta a non aderire ad uno schema preciso, che ci ricorda che affidarci al vento della vita ci aiuta ad essere davvero felici.