Il primissimo gesto di autonomia nel venire al mondo è respirare.
Eppure nessuno ci insegna a coltivare quest’ energia indipendente; piuttosto l’ambiente in cui viviamo, la cultura e la società a cui apparteniamo divengono col tempo una sorta di placenta in cui rifugiarsi e addormentarsi.
Coltivare la nostra energia vitale attraverso il respiro, farlo diventare quel soffio libero dell’anima; renderlo energia capace di essere a nostra disposizione per scopi più elevati, un’energia in grado di ispirare le nostre parole o di essere al servizio della meditazione o della preghiera; rappresenta per noi un cammino di guarigione, un vero cammino di adultità.
Quando allora il mio respiro mi rende davvero umana?
Quando imparo a nutrirlo, quando imparo a trasformarlo da respiro naturale a respiro spirituale.
Quando riesco a comprendere che è questa energia d’amore a farmi ritrovare la mia interezza.
Quando la uso per celebrare la vita in ogni sua forma: nel pensiero, nella parola, nella sessualità.
Ho camminato a lungo nel vento di oggi.
Sono respiro, sono respiro.