Sarà perché novembre, con questo suo accompagnarci verso il buio, è un mese non semplice da accogliere; sarà perché chiede anche a noi, come con le foglie, un gesto di separazione da ciò che ormai è diventato abitudine e staticità; sarà perché più di altri lo sento un mese che ci invita a ritrovare dentro stabilità e ospitalità, che in queste settimane stiamo orientando la nostra pratica verso quella forza invisibile e discreta che è la fiducia.
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Forse non ci pensiamo mai a quanta fiducia occorra. Sempre. Per tutto.
In noi stessi, nelle strade che scegliamo di intraprendere, negli altri.

A lezione impariamo a sentirla dal corpo perché per primo ci insegna che possiamo rimanere in piedi con le nostre sole forze; che la vita ci nutre sempre, basta inspirare; che possiamo affidarci anche a quei disagi o a quei dolori fisici perché dietro c’è sempre un richiamo alla nostra più giusta completezza.

Per l’India possiamo osservare il mondo e agire a partire da livelli diversi.

Così è anche per la nostra fiducia: esiste una fiducia più superficiale che dipende da ciò che sta fuori e che facilmente vacilla appena persone o eventi non rispondono alle nostre aspettative.

Ed esiste una fiducia profonda, capace di restare stabile e quieta perché indipendente da tutto il resto; capace di discernere tra il nostro volere e ciò che è giusto per noi.

Oggi, per questa festa che ci ricorda il servizio, il coraggio, la nostra luce, accendo qua e là le mie lanterne.

Ciò che sta dentro riscalda.
Ciò che sta dentro illumina.
Ciò che sta dentro non teme.

Buon San Martino.