Assisi.
E’ stato bello tornare qui dopo tanti anni per ritrovare il nostro santo.
Il santo dell’intera umanità.
Il Santo di Dio.

San Francesco: un uomo “risvegliato” direbbero i buddisti; un guru direbbe la tradizione indiana.

Tutti noi conosciamo la sua storia eppure c’è sempre qualcosa di nuovo che mi parla quando vengo in luoghi speciali come questo. Quel qualcosa di indefinito che mi tocca proprio nei passaggi di vita che sto attraversando.

Immagino sia sempre stato così per tutti coloro che hanno incontrato dei grandi maestri: qualcosa nel cuore si è destato, qualcosa ha sentito che c’era la possibilità di una vita diversa.

Un maestro è colui che ha risposto a una chiamata di spossessamento, colui che ha lasciato cadere i confini dell’“io” e del ‘mio” per aprirsi alla vastità. Un maestro è colui che ha già fatto esperienza del percorso verso la libertà e ti sa accompagnare senza farlo al posto tuo. E’ colui che è capace di dare una direzione nuova alla tua strada semplicemente con la sua luminosa presenza.

Visitando questi luoghi ho ripensato alla parola guru. In sanscrito è un aggettivo che significa “pesante”, quindi per estensione “importante”, ma nella sua traduzione più complessa essa rappresenta quel “cammino dal buio alla luce” che dobbiamo imparare a fare tutti noi. Ogni giorno, in ogni piccola cosa del quotidiano.

Che questo sia per noi un invito al nostro passaggio, alla nostra santità, cioè alla nostra interezza: ispirarci a chi ci ha mostrato che in ogni tenebra c’è la luce, in ogni buio una nuova possibilità, in ogni piccola morte una grande rinascita.