“Il corpo vada alla dissoluzione, gli elementi molteplici si ricongiungano alle loro nature, sempre; oh Creatore, a te chinandomi ora invoco, le mani unite nell’anjali: possa io essere acqua nelle sue pozze, luce nel suo specchio, aria nella sua narice, terra nel suo sentiero, soffio nel suo ventaglio! ”

Un piccolo libro acquistato un po’ di anni fa.
La prima raccolta di poesie d’amore indiane.
Questa è una delle mie preferite. Forse perché mi ricorda che il dio dell’amore, Kama, incenerito dal calore del terzo occhio di Shiva, divenne il “senza corpo”, colui che sta dappertutto; forse perché mi mostra come l’amore costringe a sbilanciarsi, aiuta ad uscire da sé, o forse perché chi ha amato e non è più con noi, in realtà è sempre qui.