“Io non so chi sono e probabilmente non lo saprò mai, ma so e saprò cercarmi”.

E’ un lavoro fisico e mentale il nostro, non mi stancherò mai di ripeterlo.

E’ un lavoro fisico quando ci permettiamo di accedere a quel sentire corporeo che oltrepassa il pensato, che si rivolge a cose minime, a dettagli: allo spazio nato da un respiro più profondo, ai muscoli che allentano la presa, all’energia che sale e si diffonde, che fa sentire più vivi.

E’ un lavoro del pensiero quando impariamo ad indirizzare la mente verso un autoanalisi dei nostri vissuti emozionali; quando riusciamo a passare da una condizione irriflessiva a una consapevolezza cosciente, capace di rischiarare la mente quando si fa terra arida e non lascia spazio ad altro se non alle solite abitudini.
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Osservavo la luna piena di questi giorni. Mi affascina sempre pensare che quella danza notturna abbia così tanta influenza su di noi. Mi affascina sempre pensare che è dal buio che avviene ogni nascita, ogni possibilità.

Col passare del tempo mi sto accorgendo che dell’interezza di ciò che siamo una parte di noi rimarrà sempre nell’ombra. Lo si voglia o no, rimarrà sempre un po’ luna. Non ci conosceremo mai del tutto e mai abbastanza.
Forse è un bene che sia così perché quella parte resterà sempre intangibile a manipolazioni.
Resterà la nostra spinta a cercarci.
Resterà, infine, ciò che ci salva.