Nessun ferito
nessun cimitero
nessuna lapide da osannare o da distruggere.
La via dell’inclusione da sempre mi cammina affianco.
Aspetta che distolga lo sguardo dalla confusione e me ne accorga.
C’è solo una porta.
La porta da cui sono entrata nella storia è la stessa da cui ne uscirò.
Nel frattempo
posso perdermi costantemente in mille giudizi o nel lottare per aver la mia ragione,
ma del viaggio che compirò tra l’entrata e l’uscita cosa ne resterà?
Cosa ne resterà di quell’unico passaggio che segna inizio e fine o fine e inizio? Che mi dice di essere nella dispersione, portatrice coraggiosa di quel segno di unità fuori e dentro me?

Ho camminato tra alte cime silenziose in questi giorni, sentendo il caldo e il freddo, la durezza e la bellezza, cercando quel di là tra il basso e l’alto.
C’è sempre una terza via.