Cura.
Come risuona in te questa parola?
Se chiudo gli occhi posso immaginare le situazioni più diverse. Braccia che avvolgono, mani che consolano, parole che nutrono o gesti semplici, di ordinaria quotidianità. Una torta profumata, una passeggiata col cane, una camicia pulita, l’annaffiatoio colmo d’acqua, un buongiorno detto col sorriso.
Eppure spesso mi accorgo di quanta difficoltà ci sia a sentirne la duplice via: senza una cura di sé non c’è possibilità di cura per l’altro.
Mi piace sempre ricordare ai miei allievi questa doppia chiamata ogni volta che ci sediamo sul tappetino. Prenderci cura di quel centro che chiamiamo in tanti modi -anima, Purusa, Sé -perché da lì venga la nostra espansione, è prendersi cura nel contempo anche del mondo, anche degli altri.

È un compito che cresce con noi quello della cura, che ci riporta alla piena responsabilità di conoscerci per davvero, dando una direzione al nostro corpo, al nostro sentire, ai nostri pensieri. Portando quella verità dell’esistere che ha potere di trasformazione.
Mancare questa ricerca alla trasparenza di chi siamo per davvero rischia di farci stare male, di farci ammalare.
Allora avrò davvero cura di me quando mi prenderò a cuore quella vastità che in me abita e non ha confini, quella vastità che mi fa appassionare, gioire, innamorare.