Mi piace ogni tanto ripensare alla mia giornata cercandone un filo che unisce tutto il mio fare. Cosa c’è stato oggi dentro le cose che ho visto, con le persone con cui ho parlato, nel mio lavoro, nelle cose che ho fatto per la mia famiglia? Quanto di tutto questo fare si è anche imbevuto del mio essere? Quanto nelle cose che ho guardato, che detto o fatto sono stata presente, sono stata veramente io? E quante altre volte invece sono fuggita via senza nemmeno accorgermene?

Il nostro è spesso un perdersi nella reazione a qualcosa dimenticando che c’è anche un altro modo di essere, una doppia possibilità che possiamo con saggezza ogni volta imparare a scegliere. In ogni circostanza posso decidere di essere una persona e non semplicemente un individuo. Posso decidere di muovermi, di guardare, di parlare, di respirare senza sentirmi staccata dal resto.

Così davanti alla mia tazza della sera cerco di scoprire quante tracce sono rimaste di quella parte di me che con gentilezza mi parla solamente di infinito e unione.