Mi incanta sempre guardare questa stagione perché ogni cosa esprime al massimo la sua personale ed unica ricchezza.
In India la chiamano Shakti quell’energia che rende manifesta la pienezza della vita. La Shakti anima tutto ciò che è chiamato ad evolvere senza distinzione, prendendo forme contrapposte: dal giorno alla notte, dalla nascita alla morte, dai pensieri più felici a quelli più angosciosi. Al di là di ogni dualità, al di fuori del gioco dei contrari, unicamente potenza prima di ogni divisione.
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In queste ultime lezioni ci siamo presi cura di questa pienezza. L’abbiamo sperimentata coi gesti, col respiro, con la voce. L’abbiamo sperimentata per imparare a guardarci, a guardare gli altri e le cose della vita a partire da lì, da quell’unico grande grembo dove non c’è repressione perché non esistono errori.

Mi piace sapere che il corpo ci dà la possibilità di unire le contraddizioni, di lasciare che sbocci con gran naturalezza una forza segreta o una fragilità disarmante.
Se siamo impegnati a negare ciò che di noi non vogliamo vedere, quanta energia ci resterà per esprimere chi siamo veramente?

Allora guardo il coraggio dell’estate che sceglie di non limitarsi e lascio che questa sua intensità mi accompagni a celebrare quell’unica scelta possibile affinché ci sia Vita: amare tutto.