“Era fatta di niente questa felicità, fatta della consonanza delle poche cose intorno a me con il mio proprio essere, di un benessere senza desideri, che non chiedeva cambiamento né intensificazione.” (Hermann Hesse)

Amo così tanto guardare la natura che mi circonda in ogni stagione. Mi aiuta a sentirmi, mi aiuta ad osservare le cose per come sono.
A volte c’è tutta la forza della rinascita, a volte c’è la pazienza dell’attesa, altre volte c’è il coraggio dell’abbandono, altre volte ancora c’è la fiducia che qualcosa di morto subirà una profonda trasformazione.

Lo yoga ci dice che la sofferenza è il “cattivo spazio”, è lo spazio stretto in cui nulla di nuovo può sorgere, niente può cambiare e rinnovarsi. La nostra sofferenza nasce spesso dall’immaginare, temere o sperare una situazione diversa da quella che stiamo vivendo, facendoci perdere un sacco di energia. Per questo nella pratica cerchiamo di aprire spazi fisici, spazi di respiro, spazi tra i pensieri. Cerchiamo di aprirci alla presenza pura, senza desiderio, senza attaccamento. Cerchiamo di lasciarci abitare da piccole nuove sensazioni, da intuizioni, che inevitabilmente arrivano quando ti lasci portare. E allora scopri che ciò che ti circonda è semplicemente lì per te.