Quanto mi mancano i laboratori.
Tra le tante cose, forse ciò che mi manca di più sono le emozioni di chi compie un passaggio, di chi entra in quel gioco di sperimentazione e con fiducia si lascia accompagnare verso la trasformazione.

Nel mondo dello yoga il dio Shiva rappresenta bene questo mettersi alla prova, perché Shiva danza le forme, passando ininterrottamente da una forma all’altra, da un’esperienza all’altra, senza turbare il suo essere più profondo.
Shiva danza invitandoci a fare altrettanto. Ci invita a non definirci una volta per tutte, ci invita a lasciarci abitare dalle possibilità perché è la vita che vuole questo, perché questa è la vita.
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Così in mezzo a lacrime, sorrisi e colori, non più ” Io sono così”, ma “io posso essere anche questa” in una continua esplorazione dove impariamo a non identificarci, a non fissarci, a non definirci una volta per tutte.
È peccato quando non danziamo, quando non rischiamo e non esploriamo. È peccato quando ci togliamo quella la libertà di contattare quell’infinito profondo in noi che in questa danza ne è la musica.