Circa un anno fa ho avuto modo di visitare la mostra “Incontro e abbraccio nella scultura del Novecento da Rodin a Mitoraj”.
Era poco prima del lokdown, poco prima di tutto l’inaspettato che ha profondamente segnato le nostre esistenze.
Quel giorno sono rimasta particolarmente affascinata sia dalle bellissime opere, sia dal percorso che la mostra invitava a compiere passo dopo passo. Un viaggio emotivo attraverso i temi che rendono l’essere umano degno del suo valore: l’incontro con l’altro, gli affetti, la solidarietà, l’educazione, la compassione, la capacità di risollevarsi e di sentirsi parte di un unico grande universo. Quella visita è stata fonte di riflessioni e ispirazioni sotto tanti punti di vista. Nel ripensarci dopo mesi mi viene quasi da sorridere per l’assurdità. Quei temi già allora importanti, ma forse divenuti un’abitudine, quasi una banalità, oggi sono una delle cose più preziose, di cui sentiamo enorme mancanza perché la vita vive degli incontri, si rigenera negli abbracci.

Abbiamo tanto bisogno di esprimere il nostro dolore, la nostra solitudine, le nostre difficoltà per questo tempo che sembra non finire mai. Ma abbiamo anche bisogno di sapere che in quella “testa di pensieri” non c’è contatto con la realtà, non c’è comunicazione.
Perciò ad ogni lezione continua instancabile la stessa domanda, lo stesso invito: posso lasciare da parte ciò che non mi serve in questo momento?
Posso cominciare già a distinguere di volta in volta ciò sento da ciò che penso?
Il saper ritornare con costanza e fiducia dal pensiero al corpo ci educa ad indirizzarci verso il vero, verso il presente. Così posso scoprire che se resto in quella testa di pensieri non farò nulla di nuovo, non attiverò nuova energia, non inizierò nessun cambiamento, non creerò benessere, non arriverò alla gioia.

“Meraviglia dello star bene, quando le formiche mentali non partoriscono altre formiche e si sta leggeri come capre sulla rupe delle gioia.”