La prima cosa che faccio appena sveglia è guardare fuori dalla finestra. Amo vedere i colori del cielo e degli alberi, soprattutto in questa stagione. Mi sembra sempre di sentire l’aria fresca dell’autunno anche da dietro il vetro.

È stato stamattina che ho sentito cosa mi manca di più del non fare lezione in presenza coi miei allievi. Guardavo quella luce lì, quella che illuminava e scaldava le foglie umide, a farmi sentire quel vuoto.
Mi manca il poter cogliere quel gesto lento in chi ha sempre fretta, mi manca quel sorriso delicato che segna il passaggio all’amore, mi manca quel silenzio che assapora la pace alla fine di ogni pratica. Mi manca il non sentire i respiri, il non condividere le piccole cose quotidiane prima di dirsi ciao. Mi manca quello spazio sacro che onora intenzioni, mi manca lo sbirciare le espressioni senza essere vista. Ma, più di tutto, mi manca la loro luce. Ognuno la sua, personale, intima, brillante o timida luce.

Certo, rimane la nostra amata pratica, essenziale a sostenerci in un momento storico così difficile. Rimane l’abitare insieme il tempo della presenza. Rimane il legame.. e questo, al di là di ogni schermo, è davvero ciò che non mi fa sentire mai sola.