La casa della mia maestra si trovava alla fine di una breve via chiusa, in un quartiere molto popolato della città. Era circondata da un giardino e nella bella stagione la trovavo spesso lì ad aspettarci, mente osservava con immensa meraviglia le sue piante crescere e fiorire.
Una volta otrepassato il cancello e chiuso la mia bicicletta, mi ritrovavo in un mondo lontano dalla mia vita di mamma e studentessa.
Era un luogo speciale casa sua. Aveva visto tante persone passare, ospitato altri maestri. C’erano tantissimi libri, ricordi dei viaggi in India col marito, insegnante anche lui. Tutto rivelava passione e impegno.
Praticavamo al pian terreno, in una stanza non molto grande ma accogliente e sempre pulita. Alle pareti, dei poster a ricordarci la nostra struttura fisica ed energetica. Un’ attenzione sempre presente nelle sue lezioni. Amava interrogarci. A volte usava parole dure per svegliarci alla presenza del nostro Sé, per ricordarci di non cadere nelle trappole dell’ego, per invitarci ad essere sempre umili e sempre cercatori.
Mi è molto caro quel periodo. Mi è caro l’aver iniziato il mio percorso in un luogo così, ricolmo del fuoco e dell’amore di una vita. Ricco d’anima.
Se tornassi indietro vivrei quel tempo in maniera diversa. Ma allora ero un po’ intimorita da questa strada strana, e soprattutto avevo paura di me.
Ieri sarebbe stato il tuo compleanno, cara maestra, e oggi voglio immaginarti lì, nel tuo tempio, come ti ho sempre vista. Curata e pronta per noi. A leggere libri e persone, ad ammirare piante e bambini, con quello sguardo sempre innamorato della tua scelta. Con quello sguardo che ci esortava a guardare dentro e oltre quel cammino.
Che è lo yoga, che è la vita.
Grazie maestra cara.