“Finché, nel mio rapporto con te non comprendero’ me stesso, sarò causa di caos, miseria, distruzione, paura, brutalità….Non può verificarsi alcuna alterazione o modificazione significativa della società finché io non comprendero’ me stesso in rapporto a te…Se siamo miserabili, confusi, caotici all’interno, per proiezione ciò diventa il mondo, diventa la società. La società è il prodotto delle nostre relazioni”.

Ho sempre amato Krishnamurti per la schiettezza con cui ti pone di fronte alla realtà delle cose, alla verità di ciò che si è nel presente, senza cercare scorciatoie. Così è lo yoga. Se non vogliamo fermarci solo al lavoro di corpo, mente e respiro, c’è una via impegnativa e silenziosa che ci attende appena apriamo gli occhi ogni mattina.

Oggi ho provato a rispettare la fragilità di chi, davanti a me, era arrabbiato, di chi era scontroso e ostile. Oggi ho provato ad anteporre le difese nascoste dell’altro prima delle mie barriere e ho provato a guardare con occhi diversi, liberi dall’avere una risposta tagliente, quello che il cuore dell’altro vagamente bisbigliava.

Le persone arrabbiate vivono in corpi arrabbiati. Le persone ferite, feriscono le persone.
Cosa e quanto c’è di mio nel mondo che vedo?
Quanta sofferenza e quante ferite proietto lì fuori?