Perdere tempo. Non avere mai abbastanza tempo. Vivere il tempo senza godere delle cose. Aspettare che il tempo passi in fretta perché non sto sopportando una certa situazione.

Quante volte mi relaziono al tempo così: scomodamente, con impazienza, sopportandolo di testa, ma rifiutandolo con ogni altra parte di me.
Finalmente stamattina dopo molte settimane sono tornata a passeggiare sul mio argine preferito. Lì c’è un magico potere e tutto in un attimo si fa lontano, silenzioso, calmo.
Per me è entrare in uno spazio dove posso finalmente permettermi di perdermi, perché non c’è un dopo, né un prima, ci sono solo io. È proprio come entrare in un’asana, dove tutto si fa comodo, tutto in te si allinea con grazia e senza sforzo, per farti sentire chi sei.
Ho respirato ad ogni passo guardandomi attorno. La natura, così come il corpo, ci insegna la ciclicità. C’è un ritorno, ma è sempre nuovo, diverso. A volte più lento e impercettibile, a volte più precoce e sfrontato.
Un tempo così mi dà sicurezza, portandomi la fiducia più grande: se mi perdo qualcosa del mio oggi, mi sarà data la possibilità di riprovarci domani. Magari avrà un’altra forma, un altro aspetto, ma sarà lì ancora una volta per me.