“L’Essere, che è uno, i saggi lo chiamano in diversi modi…” (Rg-Veda I, 164, 46c)
Ho permesso ai miei occhi di sostare a lungo qui, tra questi semplici fiori. Mi innamoro ogni anno di questo giallo che circonda il campo dietro casa. Ogni tanto, da qualche finestra, sembra chiamarmi. Lo sento ricordarmi di non perdermi, di non dimenticare che la mia energia deve essere luce che svela.
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Tante sono le strade che possono condurci alla Verità. Ne esistono molte perché in modo diverso risuonano in noi le vibrazioni che ci richiamano ad essa; in modo diverso compiamo passi, siamo attratti dalle cose, reagiamo agli eventi. Tutte le strade sono legittime e giuste, ma spesso dimentichiamo che sono un piccolo frammento di un vasto panorama di cui possiamo vederne solo un pezzettino.
In India il Divino ha molti aspetti e viene venerato in molti modi. Così, fin dagli albori, si viene educati ad entrare in questo pensiero multiforme, in modo da non credere che la propria verità sia l’unica e la più valida.
La mia è una strada fatta di fisicità e preghiera, di respiro e gesti, di accoglienza e abbandono. E’ una strada affascinante perché da qualsiasi punto tu scelga di accedervi (se con il corpo, la meditazione, il canto dei mantra, l’attenzione al respiro, lo studio dei testi) essa riuscirà, in un modo o nell’altro, ad accompagnarti con pazienza lì, dove da sempre siamo chiamati. Sono grata allo yoga per quest’attitudine psicologica aperta e matura. Sono grata per insegnarmi di non confondere il mezzo con il fine.
Oggi più che mai forse è necessario aprirsi a questa comprensione intelligente in tutte le nostre relazioni. Oggi più che mai è necessario quell’amore saggio e maturo in grado di benedirti, stimolarti e farti crescere ovunque tu abbia deciso di porre i tuoi passi.
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