Prima di chiederci come poter comunicare meglio, come poter essere più empatici o assertivi è interessante capire come incontriamo il mondo, cosa passa per la nostra testa quando ci approcciamo ai fenomeni e agli altri. Mi è sempre piaciuto chi semplifica le cose, spronandoti ad iniziare dal “basso”, dalle azioni più conosciute e spontanee, lì dove è più facile sbagliare e ricadere nell’abitudine.
Ognuno guarda il mondo con i propri occhi, il proprio vissuto e la propria storia. Quasi sempre ce ne dimentichiamo e immediatamente se qualcuno non si comporta o non pensa come noi, lo giudichiamo. Migliaia d’anni di evoluzione e di teorie per approdare ad una saggezza semplice, diretta ed istintiva. Perché ci sia davvero un incontro dobbiamo “perdere la testa”, non seguire i pensieri, le categorie, la nostra esperienza. Husserl ci suggerisce di fare epoche’, di mettere tra parentesi i pregiudizi, Patanjali ci esorta a fermare le vritti, cioè il costante chiacchiericcio dei nostri pensieri. Entrambi insomma ci avvisano che se desideriamo un rapporto vero dobbiamo lasciare il campo libero affinché l’altro entri in noi. Se trova una mente e un cuore già occupati difficilmente potrà essere com-preso.
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