“Solo quando il cuore arriva a conoscersi può farsi guscio che raccoglie la vita; solo allora gli istanti dell’essere da sparpagliati trovano un filo che li connette e la vita può assumere il proprio disegno.”

Quest’estate ho trascorso diversi giorni nella mia casa d’infanzia. Circondata da vecchie cose e tanti ricordi, ho ritrovato lettere, libri, fotografie. Pezzi di un’adolescenza tanto libera quanto fragile.

Ho colto ancora una volta il dono di aver avuto intorno a me amicizie importanti e persone che hanno incrociato brevemente la mia strada solo per darmi una spinta a guardare più in là.

Ancora una volta ho potuto comprendere quanto di ciò che siamo chiamati a vivere fuori rispecchia ciò che stiamo vivendo dentro.
Qualcosa che urge di essere visto e trasformato.
Qualcosa che ci chiama a mettere ordine su tutti i livelli e i piani.
Qualcosa che ci ricorda di amare quella vita che cambia e si rinnova ma non si perde mai.

Tra quelle pareti ci sono state tante “ultime volte” in queste settimane e quando me accorgevo sentivo che una parte di me cedeva ancora a quell’incapacità di vedere che nulla in realtà viene mai distrutto.

Un cuore che si fa guscio contenente le emozioni più diverse, questo sento ora: malinconia, tristezza, dispiacere ma anche gratitudine, leggerezza, fiducia.

A queste mura che fra pochi giorni non ci saranno più,
A questo spazio, custode di affetti, di cura, di ciò che nella maniera più semplice è chiamato famiglia.

Questo tempo è stato prezioso.
Grazie