Attraverso dialoghi, spesso tra maestro e discepolo, le Upaniṣad ci ricordano che portiamo dentro l’infinito (ātman).
“In verità, questo è il grande ātman non generato che è l’elemento spirituale tra le energie vitali. Egli dimora nello spazio all’interno del cuore, l’Ordinatore di tutto, il Signore di tutto, il Reggitore di tutto. Egli non diviene più grande per mezzo di buone opere o meno grande per mezzo di cattive opere. (…) Egli è inafferrabile perché non è afferrato, è indistruttibile perché non è distrutto, è libero da attaccamento perché non si attacca a nulla; egli è senza restrizioni, non vacilla, non è ferito..”.
Ogni tanto torno a rileggerne qualche passo, come questo.
Mi aiuta a mettere ordine quando i dubbi e le paure mi mostrano solo spazi chiusi e difficoltà.
Mi aiuta a ricordare che l’anima non sta nel confort, ma mi chiama in mezzo agli eventi più complicati, mi attende dietro a ciò che fatico ad accettare, mi esorta a guardare oltre, a vedere più in là della mia piccola storia.
Sapere che dentro al cuore c’è qualcosa di misterioso e potente, di libero e mai ferito mi dona speranza e fiducia.
Che io sappia sempre ritrovarmi e ripartire da lì.