Questa settimana ci sono stati vari intrecci.
Capita spesso. È come se ci fosse un tema comune che lega insieme ciò che mi succede, le persone che incontro e gli argomenti delle lezioni.
Un po’ mi divertono queste corrispondenze: la vita, a modo suo, mi mostra che nulla è mai slegato per davvero. Nello stesso tempo però mi fanno anche tanto pensare: quando riuscirò ad essere costante nel ricordare che gli altri e ciò che mi capita sono l’occasione più importante per lavorare su di me?
Affidarci alla saggezza della vita che sa meglio di noi i passi che dobbiamo compiere, che sa con perfezione il dove, il come e il perché, richiede umiltà e fiducia.
È un po’ come l’espiro e la sua pausa, su cui lo yoga ci fa tanto lavorare. Lasciare che quel vuoto giunga, che mi accompagni a mollare il troppo pieno di me- le mie credenze, le mie abitudini, le mie definizioni, le mie fissità-; lasciare che quel vuoto mi aiuti a sentire il pieno che arriva incessantemente, perché primo dono che la vita mi fa venendo al mondo, mi consente di sentirmi protetta e amata.
Così, come il vento fresco di oggi dopo la pioggia.
Come dopo il buio, lo sconforto, lo smarrimento.
Basta fidarsi.
Un dono inesauribile.