“Sia stabile e dolce la posizione” (Yoga-sūtra, II,46)
La prima indicazione di come dovrebbe essere la nostra postura, perché āsana -la forma che il nostro corpo assume- è un qualcosa di personale che va conquistato con pazienza e amorevolezza.
La forma mi richiede come punto di partenza il saper affinare i sensi, il saper restare lì per entrare in profondità senza scappare in un prima o in un dopo. Senza cercarmi altrove.
Mi piace questo doppio aggettivo usato da Patañjali: il radicamento e la dolcezza, la stabilità e la comodità.
Mi ricordano di fare in modo che la postura sia davvero mia: non di un libro, non di un insegnante. Che sia unico il modo di “indossarla”, che sia prezioso e non fuggevole il modo di abitarla.
Mi ricordano che stare nell’equilibrio tra gli opposti è sempre la cosa più giusta da ricercare, nella pratica così come nella vita.
Così āsana diventa la sosta necessaria prima di ogni fare, un luogo neutro da cui ripartire.
Āsana : un sacro impegno di ri-connessione con la Vita.