Ieri, al termine di una seduta di counseling con una ragazza adolescente, rivedendo il lavoro svolto insieme durante il nostro incontro, ci siamo soffermate sul riconoscimento di alcuni aspetti di lei che tante volte la bloccano nei rapporti interpersonali.
Mi piace rendere la consapevolezza concreta, lasciare che diventi materia, forma e colore. Mi sembra un modo per renderla viva, per darle una nascita.
Uso spesso, soprattutto con i giovani, l’approccio artistico. Insieme a quello corporeo credo sia la chiave più immediata e spontanea per comprendere qualcosa di noi.
Così le ho chiesto di disegnare questa nuova conoscenza emersa proprio dal corpo; le ho chiesto di darle un nome e lei l’ha chiamata “riconciliazione”.
Questa parola inaspettata e così profonda mi ha subito stupita. Era da un po’ che non la sentivo.
Riconciliazione: una parola che ci chiede di guardare in modo diverso le cose successe, una parola che ci chiede di ritrovare quell’armonia prima di tutto dentro di noi.
È sentire, al di là delle cicatrici, la possibilità di ricominciare dall’inizio.
Riconciliazione
Il linguaggio dell’anima non ha età.