Complice il cielo grigio o le riflessioni di questi giorni ma oggi ho sentito il bisogno di rileggere qualche passo da “Il Profeta” di Gibran.

L’anno scorso questo testo ha accompagnato molto spesso le nostre lezioni e le nostre meditazioni e per questo un po’ ci sono affezionata.

Amo il modo in cui è scritto. Mi riporta agli albori, a quando i maestri donavano i loro insegnamenti per strada a chiunque, Mi fa pensare in modo trasversale all’antica saggezza, a Socrate, a Gesù, ai guru indiani.

Amo quelle domande dirette, autentiche, precise, che lo stesso profeta pone in risposta ai suoi interlocutori perché solo un vero maestro è in grado di farti pensare, di farti cercare dentro la soluzione.

Così oggi ho riletto quel passaggio dedicato alla bellezza e ancora una volta ho sentito quelle parole preziose come una cura.

Tutte queste cose avete detto della bellezza, tuttavia non avete parlato di lei, ma dei vostri bisogni insoddisfatti.

E la bellezza non è una necessità ma un’estesi.

Non è una bocca assetata, né una mano vuota protesa. Ma piuttosto un cuore infuocato ed un’anima incantata.

Non è l’immagine che vorreste vedere né il canto che vorreste udire ma piuttosto un’immagine che vedete anche ad occhi chiusi ed un canto che udite anche ad orecchie tappate (….) È un giardino sempre in fioritura ed una schiera d’angeli sempre in volo. “

A quella bellezza fuori dai miei schemi mentali

A quella bellezza che sta nelle lacrime e nei passaggi, nei pensieri ridondanti, nelle possibilità mancate, in quegli anni che mi sembrano volati via e ormai perduti.

A quella bellezza che vedo costantemente a lezione, nelle vite difficili, nelle prove e nelle ricadute.

Al cuore, all’anima, all’interiorità,a quel giardino sempre in fioritura, all’invisibile schiera d’angeli sempre in volo.