Osservavo il riflesso della candela accesa sulla lavagna mentre illuminava alcuni spunti per la lezione tratti da Yoga-sūtra.

La nostra incapacità di vedere è la radice della nostra sofferenza.

E’ la prima causa che ci fa restare impigliati in meccanismi di pensiero automatici e distruttivi. E’ ciò che ci fa sentire separati dagli altri, che ci lega in modo insano alle cose o alle persone, che ci fa rifiutare un’esperienza invece che coglierla come opportunità; è, infine, ciò che ci allontana dal senso profondo della vita.

Nel farci notare come siamo noi stessi ad essere i responsabili del nostro dolore, lo yoga non ci lascia mai soli.

Ci vengono suggerite pratiche –fisiche e meditative- per allenarci a muoverci diversamente, per pensare in modo nuovo, per uscire da questa giostra continua e invischiante che oscura il cuore.

Veniamo addirittura rassicurati: se siamo fiduciosi e cominciamo con gioia questo impegno evolutivo, la nostra mente può farsi “gemma trasparente”, “pura come un diamante”, in grado di riflettere la bellezza della vita.

Allora, prima di criticare il mondo, gli altri, le cose, imparo io stessa ad essere spazio per la luce, non oscurata da giudizi, preoccupazioni e reazioni.

Imparo a far brillare il mondo in me.