In questo periodo della vita sto ripensando spesso a tutte le varie esperienze e formazioni fatte in questi anni.

Forse l’età più matura mi porta a cercare maggiormente un senso dietro alle cose.

E’ come se avessi bisogno di tracciare una linea che collega i tanti percorsi apparentemente distanti; è come se avessi bisogno di rileggere queste innumerevoli tappe alla luce del mio cammino nel mondo, alla luce di quello che nello yoga è chiamato sva-dharma: la propria, unica, personale missione.

Sono state esperienze che ho scelto prima di tutto per scoprire me stessa, per rispondere a quel dentro che mi chiamava ogni volta a viaggiare nei tanti aspetti di me.

Quante persone, condivisioni, amicizie profonde sono nate da questi incontri e quanti pianti, risate, idee, riflessioni; quante rinascite e quanta bellezza mi è circolata dentro.

A cosa serve impegnarsi e praticare yoga?

A cosa serve rivolgersi a un counselor quando se ne sente la necessità?

La risposta non può che essere questa maschera d’argilla, frutto del mio vissuto in uno dei tanti laboratori che ho svolto nella formazione di counseling un po’ di anni fa.

Il lavoro su di sé dà parole al cuore.

Mette in ordine pensieri e priorità.

Serve a ricordarci, al di là di tutto, la nostra Via: non c’è fioritura più bella!