Esiste un luogo in noi in cui possiamo ritrovare la nostra purezza, la nostra essenza più vera. Lì, siamo un tutt’uno con la Vita nella sua dimensione più grande, siamo un tutt’uno con Dio.
La via d’accesso a questo luogo interiore è la meditazione; il culmine di quell’esperienza unica e personale, e quindi in realtà indescrivibile, è ciò che Patañjali in “Yoga Sūtra” chiama Samdhi.
Samadhi è il “perfetto raccoglimento”, una vera e propria ”immersione” in cui noi non siamo più noi, ma diventiamo Uno con la fonte: goccia infinita nell’oceano infinito.
Non servono particolari abilità per accedervi. Tutti possiamo farlo ma -ci avvisa il saggio Patañjali – occorre desiderarlo e –aggiunge-occorrono alcuni qualità importanti: la fede, l’energia della perseveranza, il ricordo dei passi fatti e una mente capace di intuizione e saggezza.
In questi giorni, per vari motivi, ho ripensato a queste virtù.
Quanta fatica facciamo a trovare uno spazio per prenderci cura di noi. C’è sempre qualcosa o qualcuno che si frappone fra noi e il nostro desiderio, ricordandoci insistentemente che abbiamo dei doveri o degli impegni più urgenti.
Mi sembra che Patañjali parli direttamente agli uomini e alle donne di oggi, parli a questi tempi, dove è così facile trovare opportunità per crescere interiormente ma dove è così difficile portarle avanti.
Ripenso a questi moti coraggiosi valevoli in realtà per tutte le cose che dimorano nel cuore.
Che sia questa la mia promessa per le settimane d’avvento, per non farmi portar via dalla velocità e dalla superficialità del mondo.
Ho uno luogo in me da riscoprire.
Ho un luogo prezioso da custodire.