“La parola verità contiene tre sillabe: sa-ti-yam. Sat (essere) è immortalità, Ti è il mortale e Yam è ciò che lega insieme i due; e poiché lega insieme i due (yacchati) è chiamato dalla sua radice, yam. Colui che conosce ciò avanza quotidianamente al mondo del cielo” (Chandoghya Upaisad)
La bellezza della lingua sanscrita è la sua capacità di raccontarti un intero mondo dentro un dettaglio.
E questo verso così potente a ricordarmi come nella verità debba risplendere il basso e l’alto, il personale e il divino.
La nostra verità è un viaggio che tocca panorami sempre nuovi nel corso degli anni ma al tempo stesso è un richiamo misterioso che non ci appartiene.
Questo verso mi ha fatto pensare ad alcune condivisioni avute nei giorni scorsi con delle care amiche.
Quanto spesso abbiamo paura di deludere o tradire nel manifestare la nostra verità, o ci lasciamo scuotere da insicurezze e perplessità.
Quanto spesso ci dimentichiamo di essere con fiducia quel Yam: quel punto di incontro libero di sentire e rispondere a un’ altra -suprema e infinita- verità.
Satya: verità che sempre cambia e verità che da sempre sta.