I testi classici dello yoga ci danno indicazioni molto precise su come prenderci cura della nostra interiorità.

Non basta infatti avere solo delle attenzioni verso di noi, occorre piuttosto esercitare un tipo di azione speciale : un’ azione trasformativa.

Occorre allenarsi, fare esercizio continuo, come ci avverte Patanjali.

La nostra pratica prevede sempre una duplice direzionalità: da un lato è necessario rivedere, disfare, tagliare ciò che ci appesantisce, ciò che non fa più per noi, ciò che ci toglie energia: siano questi pensieri, emozioni o situazioni.

Dall’altro occorre nutrire, dare forma e sostenere, in modo da far risplendere la parte più bella, più buona e più vera di noi.

Tante sono le possibilità a nostra disposizione: possiamo coltivare l’energia vitale presente nel corpo immettendoci in un ritmo che ci ricorda la pulsazione della vita; possiamo ricavarci degli spazi di silenzio così da rendere la mente un vaso vuoto e ricettivo, possiamo imparare a guardarci con più rispetto, amorevolezza, pazienza e compassione.

Quante cose importanti mettiamo in moto sul tappetino!