Lavoro con il cuore delle persone.

Spesso mi raccontano di loro. Conosco parti delle loro sofferenze, pezzetti di vita dolorosa e difficile.

Pratichiamo.

Ognuno con il proprio, intimo e personale lavoro su di sé che in realtà però non è mai sganciato da quello di chi sta intorno.

Pratichiamo per muovere il corpo, il respiro, l’energia, ma soprattutto pratichiamo per smuoverci. Per non stare fermi dentro a vecchie certezze, per ricordarci che ogni tanto occorre rinnovare quella bella quanto pericolosa domanda: che cos’ è il mio bene?

È una ricerca continua la nostra di cui occorre non stancarsi mai.

A volte sorrido al pensiero di questo umano compito: non mi basterà una vita per risolvere i miei attaccamenti e le mie rigidità.

Ma più passa il tempo più in realtà mi accorgo di una legge molto semplice.

Se fossimo capaci di vedere l’amore che sottende a tutto ciò ci capita allora cesserebbero i nostri drammi personali.

Se fossimo capaci di vedere quanto il pensiero ci metta paure assurde facendoci vivere gli eventi come delle sconfitte invece che chiamate di rinascita, forse ci accorgeremmo che tutto davvero arriva per noi.

Pratichiamo.

Niente di più sacro.