“Tutto comincia dalle radici. La vera crescita è verso il basso, ma nessuno lo pensa mai. Pensiamo che si cresca verso l’alto. Che idiozia! Le madri ad esempio, tu guarda come sono fiere che i loro pargoli crescano in altezza. Mia madre faceva le tacche sui muri, più o meno sei centimetri ogni anno. E invece… Invece bisognerebbe scavare sotto i piedi dei figli e vedere lì, nella terra, quanto sono cresciuti. Sennò poi, da grandi, cadono. Cadono a faccia in giù, come pali mal piantati nel terreno, senza radici.” ( Paola Mastrocola, Una barca nel bosco)

Ho la fortuna di lavorare con i bambini. Facciamo insieme le posizioni, insegno loro come concentrarsi, come respirare bene, come rilassare il cuore, come coltivare pensieri belli. A lezione arrivo sempre carica di materiale e di buoni propositi che a volte, devo ammetterlo, si sono sciolti come neve al sole. E’ successo anche venerdì. Finita la lezione mi sono accorta di non aver fatto quasi nulla di quello che era nei miei programmi perchè sopraggiungeva sempre qualcosa di più urgente.

Prima di tutto infatti ci sono le relazioni: c’è il loro star bene con gli altri e con sè stessi. I libri da soli non bastano, bisogna imparare a viverle, a entrarci dentro, a rispettare  l’altro -così come la nostra interiorità- in ogni cosa: dai tempi del suo raccontarsi, all’umore quotidiano, passando per la sensibilità corporea ed emotiva. Ogni bambino viene da una storia, ogni bambino ha il suo personale percorso di cui dobbiamo tenere conto noi adulti, perchè spesso quando sono cose “da piccoli” si fa presto a generalizzare.

E poi non tutti i giorni sono uguali. A volte sono stanchi, a volte attivi e birichini, altre volte hanno solo tanta voglia di raccontarti le cose importanti. I “miei” bambini mi insegnano a non essere rigida, ad uscire da schemi prestabiliti, a cogliere le occasioni e a trasformarle con creatività in qualcosa di inaspettato.
Mi insegnano a non prendermi troppo sul serio, a ridere dei miei errori, a non rimpiangere le aspettative inappagate, a cogliere con leggerezza e profondità quello che c’è, quello che arriva, quello che sono loro e che sono io in quel momento.
Che si sia genitori o educatori, ogni tanto bisognerebbe fermarsi per davvero, guardarli negli occhi, ascoltare le loro parole con cuore aperto e mente libera e chiedersi cosa queste giovani anime sono venute a farci comprendere della nostra vita.

Così mi accorgo che la lezione perfetta non è quella dove tutto mi riesce bene, ma quella delle piccole cose speciali, dei piccoli passaggi. Quella in cui Asia, arrivata triste, torna a casa con un sorriso e fiera di com’è, quella in cui Jacopo e Luigi finalmente sono riusciti a non litigare, o quella in cui Anita, la più piccolina, si è sentita grande come gli altri.

Insomma sono quei piccoli miracoli a fare di una lezione LA lezione e a rendermi felice perchè ho saputo portare parole, gesti ed esempi d’amore ad innafiare le loro fresche, giovani, vibranti, radici.